sabato 8 ottobre 2011

VORREI DIRE A SERENA....






Riceviamo e volentieri pubblichiamo alcune brevi considerazioni perfettamante in linea con le opinioni del blog. Considerazioni sintetiche, efficaci, di una semplicità assai scomoda di questi tempi…

Vorrei dire a Serena che le cose non stanno propriamente così. E' vero, c'è  crisi, ma nel mondo dei teatri d'Opera c'è sempre stata. Quando erano Enti il ripiano dei conti era obbligatorio ed avveniva a piedi-lista ogni anno. Adesso ciò non avviene più, salvo interventi straordinari dei soci fondatori che ricapitalizzano le perdite, o operazioni ministeriali che avvengono a valle di un commissariamento. La ricetta del taglio del personale e poi dei salari, è la ricetta di chi non sa niente di progettualità teatrale. Si continua a fare pochi spettacoli con spese di allestimento faraoniche, quando sono questi due aspetti le uniche variabili modificabili di un certo rilievo nel progetto Teatro. Il costo reale complessivo del personale in moneta non è mai aumentato, anzi si è ridotto perchè i  contratti sono fermi da almeno 5 anni; gli scatti di anzianità ridotti a 5 (dal 1996) e ormai a regime, sostituiscono progressivamente con le quiescenze chi ne aveva 12. In ogni caso il costo del personale dipendente deve essere un dato disaggregato da altri costi impropri (rapporti professionali extra CCNL) e mai percentualizzato rispetto ai finanziamenti; se riducono i finanziamenti i costi in percentuale salgono senza che i lavoratori abbiano ricevuto un solo Euro di aumento. Si devono ridurre le spese comprimibili attraverso operazioni artistiche intelligenti e riempire sempre la sala. Il nuovo Teatro nasce quindi con il peccato originale di non ampliare l'offerta di posti, che permetterebbe una media costo dei biglietti più bassa quindi appetibile. Ricordo 3Tosca e 3Turandot allo stadio Olimpico di Roma con oltre 15mila spettatori a sera con biglietto (posto unico) a 10.000 lire; potrei citare anche le  50-60 mila persone (questura 25mila….. per non smentirsi mai)  accorse al Flauto Magico e al Don Giovanni in Piazza del Popolo (Roma) con il Sovr. Ernani che si rammaricava della gratutità degli eventi e della impossibilità di contabilizzare il pubblico presente. Comunque i lavoratori non devono pagare di tasca propria “l’Allegra Programmazione Artistica “ in tempi di crisi così “Tristi e Bui” . I lavoratori con la forza delle idee possono combattere la bieca ipocrisia manageriale se di veri manager stiamo parlando…..
                                 Marco Piazzai
















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