lunedì 13 settembre 2010

Con quella faccia un pò così....

Dal lontano 2005, epoca ancora aperta a qualche speranza di una classe politica migliore, iniziò, o meglio, prese forma concreta, l'accanimento dei nostri governi contro la cultura e tutto ciò che è atto a diffonderla.

Un oscuro senatore umbro di cui non si era mai sentito parlare prima, prese a cuore la cosiddetta riforma delle Fondazioni lirico-sinfoniche ovvero dei nostri pochi e mal amministrati Teatri d'Opera.
Il suo disegno, o meglio il disegno di chi lo ispirava, era tutto proteso verso l'umiliazione e la diffamazione dei musicisti: rei secondo il Senatore e i suoi ispiratori di percepire stipendi da favola e di lavorare poco a spese dell'ignaro e vessato contribuente.

Già allora si varò una legge dello stato, la Legge n.43\2005, che prevedeva l'intervento diretto da parte del Ministro preposto, sulla contrattazione sindacale tra le parti, con l'annullamento per legge, cosa scandalosa oltre che inedita nelle relazioni industriali italiane, degli aumenti salariali    ottenuti nei singoli teatri. Come se lo stato annullasse i contratti aziendali  tra Federmeccanica e i sindacati, d'autorità...
Nulla veniva detto sugli sperperi e corruttele varie tra direttori artistici, agenzie di intermediazione di cantanti e registi, conti correnti a Montecarlo, cachet pagati in nero ecc...

A parere del Ministero insomma, la soluzione a tutti i mali della Lirica in Italia era da ricercarsi non nei gestori, ma negli esecutori...

Quel disegno fu parzialmente sventato grazie al cambio di governo (Da Berlusconi a Prodi) e di ministro (da Urbani\Buttiglione a Rutelli) avvenuto di lì a pochi mesi, ma soprattutto grazie alla reazione energica dei musicisti stessi che faticarono non poco a convincere la nuova compagine ad abrogare almeno i peggiori tra gli articoli di quella nefasta legge...Nel frattempo i finanziamenti dello Stato al settore  (F.U.S.) venivano bene o male mantenuti abbastanza costanti, il che consentiva in qualche modo di proseguire decentemente il lavoro di tutti i giorni: fare spettacoli per il pubblico...

Insomma, seppure unanimemente si dichiarasse la volontà di riformare un settore senza dubbio bisognoso di regole certe per la gestione del pubblico denaro (del tutto assenti) e di ammodernamento (bestia nera sia degli amministratori che dei sindacati) si tirava italianamente a campare come se poco o nulla fosse accaduto.

Cinque anni son passati da quel lontano 2005: cinque anni come cinque secoli.
Un abisso politico e sociale ci separa da quell'epoca...una costante campagna di diffamazione a mezzo stampa (di destra e di sinistra) ha convinto l'opinione pubblica che i musicisti sono dei mostri, pieni di vergognosi e immeritati privilegi  che lavorano il meno possibile. 
A nulla sono valse le proteste di Uto Ughi,  Zubin Metha,  Riccardo Muti, Daniel Barenboim ecc...

Questa campagna ha così preparato un fertile terreno per giungere all'oggi:
 la Legge Bondi non è che il frutto di una volontà diffusa, forse sfuggita di mano, a Sovrintendenti anche sedicenti di sinistra, che all'epoca istigarono (termine non casuale) il Ministero a far di tutto per compiere l'"opra": distruggere i diritti dei musicisti per liberare ancora più denari da spendere senza controllo per gli amici (le agenzie) che stanno fuori dai teatri con le fauci spalancate (da sempre).

Niente di nuovo sotto il sole, si dirà, e invece molto di nuovo, di inedito, c'è nel portare a compimento il misfatto in questione....E' quel nuovo che avanza e che vediamo ogni giorno prendere forma mostruosa in altri più ricchi e succulenti contesti: i Grandi Eventi, il terremoto dell'Aquila, il G8 della Maddalena ecc...
E' l'allargarsi della Cricca che si dà da fare per andare ad occupare in fretta e rimuovendo tutti i possibili ostacoli anche costituzionali, ogni minimo spazio lasciato libero da una opposizione che manca all'appello: l'opposizione degli onesti.

Grande o piccino, ogni settore della vita pubblica e non, dove circuitano soldi è invaso e reso proprio dalla Cricca che anche nella lirica è oggetto di indagini e intercettazioni, troppo lente per fermare l'infernale macchina distruttiva. 

Nel caso della lirica come in altri, l'inquinamento è stato possibile anche grazie alla passività (nel migliore dei casi) dell'opposizione la quale ha creduto, sbagliando come al solito, che sacrificando al nemico qualcosa (i musicisti dei Teatri Lirici) avrebbe almeno "salvato" il Teatro di Prosa, il Cinema ecc...

Così alla Camera dei Deputati abbiamo assistito increduli alla seduta decisiva per affossare la legge Bondi, dove l'opposizione si è divisa tra intransigente e accomodante. 
PD e IDV al Senato hanno dato insieme dura battaglia, mentre alla Camera si sono separati per volontà di una parte del PD stesso, che sperava di portare a casa un altra legge, la legge quadro Carlucci-Barbareschi PDL-De Biasi PD, che non vedrà mai la luce. L'unico che ha portato a casa quel che voleva è stato il governo ottenendo di votare in tempo la legge Bondi.

Risultato: la distruzione della lirica italiana a partire dal suo patrimonio fondativo che non sono i muri dei Teatri, bensì gli esecutori, và avanti a colpi di mannaia.
 Atti recenti indicanti il progredire del disastro sono in ordine di tempo: il tentativo di introdurre la Cassa Integrazione nello spettacolo lirico (il che costituisce un non-senso di cui spiegheremo in altro post il significato e la portata) e l'emanazione di un primo indirizzo Ministeriale che riguarda appunto la legge Bondi: quello su come dovrà essere demolito il Contratto Nazionale di Lavoro vigente nella lirica.
Ovvero come rendere concreta l'attuazione del taglio degli stipendi, dei diritti, dei posti di lavoro, per far largo alla Grandi Eventi nei teatri  e diseducare ulteriormente il pubblico italiano alla buona esecuzione musicale.

Segnali preoccupanti di impoverimento culturale sono quelli della sostituzione televisiva della fruizione dal vivo del prodotto "teatro musicale"e della educazione musicale scolastica, del tutto cassata, nei fatti, nel sistema formativo italiano, e non da oggi.
Contemporaneamente il F.U.S. unico strumento finanziario, viene tagliato talmente tanto, col pretesto della crisi economica nazionale, da costringere i Sovrintendenti volenti e nolenti  ad attuare l'aggressione ai dipendenti per sopravvivere, non avendo peraltro alcun modo per convincere i privati a metter soldi nei teatri.
Si chiudono così istituzioni culturali importanti e storiche come l'E.T.I. Ente Teatrale Italiano pur premiando il suo presidente Ferrazza, coperto di denaro dallo stesso ministero attraverso l'incarico di "salvare" il Carlo Felice di Genova (non ci pare con buoni risultati) e licenziando in tronco tutti gli altri 250 lavoratori dell'ETI, nonostante gli sforzi negoziali  che  De Biasi ha profuso offrendo la lirica in cambio del Teatro...

Con che faccia la Sindaca Vincenzi Marta, di Genova, parli nelle manifestazioni di salvataggio della cultura e poi proponga la Cassa integrazione per il suo Teatro e con che faccia il sindacato di partito la appoggi, non si sà, ma a noi pare una faccia..."un pò così".




Licenza Creative Commons
This opera is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License.

Nessun commento:

Posta un commento