mercoledì 22 settembre 2010



GENOVA-POMIGLIANO: il Referendum e la schedatura dei lavoratori

Impossibile, sentendo le ultime di stampa sulla situazione genovese, non pensare a Pomigliano.
Il nuovo modello di relazioni industriali inaugurato da Fiat e Governo viene copiato pari pari per piegare i lavoratori del Carlo Felice di Genova,  ovviamente recalcitranti, a subire una imposizione surreale e illegale, la Cassa Integrazione per i musicisti: Un istituto che nasce per far fronte alle crisi di mercato e non ai problemi di liquidità degli imprenditori…Ancor più grave è il fatto che la domanda di spettacolo, nonostante la crisi economica, vede un trend costantemente in crescita, quindi ci sarebbe molta più domanda di quanta se ne riesca a soddisfare. La crisi delle Fondazioni è tutta costruita, come si ripete da tempo, da chi vuol tagliare i fondi pubblici per dar spazio agli affari di privati, disposti a entrare solo a condizione di poter speculare sul danaro pubblico, che attualmente è destinato agli stipendi, spese non “dopabili” con lievitazioni diciamo artificiali. Cosa molto facile da fare invece coi registi, cantanti, allestimenti ecc…

Come a Pomigliano, il più autorevole partito della sinistra inneggia a “nuove relazioni industriali”, facendo eco a Fassino e Chiamparino che su Pomigliano appunto, hanno espresso favore per il modello Marchionne…
Diversamente da Pomigliano però, la Cgil, anziché ribellarsi, approva, d’accordo col Sindaco Vincenzi, che evidentemente ha tutt’altra intenzione che salvare il suo teatro dalla cricca.
Così si accetta persino un referendum, deciso non già dagli stessi sindacati come sarebbe ovvio, ma dal Consiglio di Amministrazione!
Un modo, come a Pomigliano di terrorizzare e schedare i lavoratori che avranno da scegliere tra due splendide alternative: Cassa Integrazione (60% dello stipendio per tre mesi poi Dio sa che succederà) oppure Contratto di Solidarietà, proposto dalla fida UIL (sindacato di riferimento del Governo come a Pomigliano) con lo stipendio decurtato per almeno un anno.
Come dire: vuoi morire per impiccagione o per fucilazione?
Nessuno accenna al fatto che si fanno mancare volutamente i fondi per andare avanti (da parte di Governo e Comune), nessuno quantifica quale sarebbe la spesa per pagare gli stipendi regolarmente.
Dopo 10 anni di gestioni “allegre”, allestimenti faraonici, assurde spese artistiche in stile Parma, liti di potere tra Sovrintendenti e Direttori d’Orchestra, sfascio delle relazioni sindacali durante l’era Di Benedetto,  insomma dopo tutto questo la Vincenzi si accorda col Ministero per applicare un istituto non previsto dalla legge e assolutamente devastante per il teatro e i lavoratori: la Cassa Integrazione.
E dopo? Con quali soldi Pacor, Vincenzi, Fossati & Co. finanzieranno l’ennesimo “piano industriale” (altra amenità di invenzione genovese) salvifico solo sulla carta? Nessuno lo sa.
Però abbiamo trovato il capro espiatorio dei mali italiani a Pomigliano come a Genova: gli stipendi dei lavoratori, i più bassi d’Europa.
Speriamo che i sindaci di altre città, come per ora avviene a Roma e Firenze, abbiano un po’ più a cuore il futuro del proprio teatro.
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